monumentale dimenticanza

di Ilaria Miarelli Mariani

È recentissima la notizia, abbastanza stupefacente, che la città di Milano, munita di ben 121 monumenti pubblici, non annoveri tra questi nessuna figura femminile. A rimediare, è stata inaugurata la statua dedicata a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, scelta perfetta per il suo ruolo anticonformista, patriota, imprenditrice, viaggiatrice, sempre coraggiosamente fuori dagli schemi[1].

Roma per fortuna ospita uno dei monumenti più importanti per la raffigurazione monumentale femminile, il monumento ad Ana Maria de Jesus Ribero da Silva, conosciuta in Italia come Anita Garibaldi, sulla passeggiata del Gianicolo. Eseguito da Mario Rutelli fu inaugurato nel 1932 dopo una lunga gestazione che risale al 1905. Scenografico e rutilante, il monumento è di grande impatto, tanto che fu fortemente sostenuto da Mussolini, che vi volle aggiunta la figura del piccolo Menotti in braccio alla madre, pensando all’esaltazione della maternità. Ma che oggi, almeno io, leggo come continuare a esserci, “malgrado” la maternità. Mi si perdoni il malgrado, ho due figli, non sono certo contro la maternità, ma purtroppo i numeri sull’abbandono del lavoro dopo il secondo figlio da parte delle donne italiane è drammaticamente alto.

È forse per le sue origini legate a Mussolini che il monumento oggi versa in queste condizioni? Non credo proprio. Le indagini ci sono state da parte dei responsabili capitolini preposti, il monumento è ardito per la posizione del cavallo e pensare a un sopporto meno invasivo dei tubi innocenti potrebbe urtare la sensibilità dei cittadini. Ricordo che nel basamento è seppellita Anita Garibaldi, è dunque una statua-mausoleo. Inoltre soffre le molte infiltrazioni per la posizione all’aperto.

Il 30 agosto 2021 è stato il secondo centenario della nascita di Anita, e nulla è stato fatto sulla sua tomba-monumento.

Ho già detto che un sindaco non può fare il Sovrintendente, ma su cosa investire i soldi è una scelta anche politica di condivisione di un’idea. Tutto il lavoro di studio e di ricerca di una soluzione adeguata è stato fatto, perché non è stato messo in pratica? Perché questo scollegamento emotivo tra cittadini e monumenti? E tra politica e monumenti?

Faccio un esempio a mio avviso di buona pratica da parte di un’amministrazione locale. She Built NYC è un progetto su New York lanciato nel 2018 dalla moglie del sindaco De Blasio, Chirlane McCray, insieme alla vicesindaca Alicia Glen e Tom Finkelpearl, commissario del Department of Cultural Affairs, che ha stanziato 10 milionidi dollari per finanziare installazioni artistiche pubbliche dedicate alle donneche hanno contribuito a scrivere la storia della città. L’aspetto innovativo è che l’iniziativa ha coinvolto l’intera città: sul sito è stato possibile, proporre nomi di grandi personalità femminili importanti per la crescita della metropoli[2].

In un momento in cui le donne morte per femminicidio in Italia sono arrivate a quasi 50 in quest’anno, in cui è necessario investire nelle politiche femminili e nella promozione non solo del lavoro, ma del loro ruolo, anche i monumenti parlano, e parlano ad alta voce. E ricordo il bellissimo titolo “monumentale dimenticanza” del flashmob svoltosi a Torino il 7 marzo 2019, e del successivo progetto dallo stesso nome, che prendo in prestito per questo mio breve intervento.


[1] Sul tema della dimenticanza dei monumenti femminili https://www.miriconosci.it/donne-nostri-monumenti/ ; https://www.lastampa.it/torino/2018/10/29/news/ci-vogliono-piu-statue-di-donne-il-progetto-lanciato-da-pensiero-femminile-1.34056215.

[2] https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/11/06/i-monumenti-italiani-sono-tutti-maschi/

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