di Laura Petronella
Castellammare di Stabia, incastonata al centro del Golfo di Napoli e conosciuta per le sue bellezze paesaggistiche e archeologiche, ha aperto le sue porte il 24 settembre 2020 ad un nuovo spazio museale: il Museo Archeologico di Castellammare di Stabia dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio circostante.
L’iniziativa, curata e promossa dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con l’organizzazione Electa, ha restituito al patrimonio italiano, dopo undici lunghi anni dal termine dei restauri, il più antico sito reale borbonico, riportando alla luce anche preziose testimonianze della vita quotidiana di un tempo, con una particolare attenzione alla ordinarietà vissuta nelle ville romane d’otium e nelle ville rustiche.
Il Museo porta il nome di Libero D’Orsi (1888-1977) archeologo italiano che dedicò gran parte della sua attività professionale agli scavi archeologici dell’antica città romana di Stabiae, già parzialmente indagate in età borbonica: l’obiettivo era riportare alla luce le Ville Romane, allestendo nel cuore della città un Antiquarium per accogliere una collezione di circa ottomila reperti. Utilizzando la stessa metodologia architettonica per la ristrutturazione degli edifici dell’Antiquarium di Pompei, si dà “nuova vita” agli antichi espositori dell’Antiquarium per riallestire nella Reggia del Quisisana (residenza estiva dei Borboni) un singolare percorso che ripercorre la storia dei ritrovamenti delle ville romane.
Molteplici i reperti in mostra, alcuni mai esposti prima in Italia, altri che hanno atteso 23 anni per essere riammirati, tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, terrecotte, vasellame da mensa, oggetti in bronzo e in ferro. Il percorso espositivo del museo, si propone di offrire un quadro complessivo di Stabiae e dell’Ager Stabianus dall’età arcaica sino all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Evento che ha segnato per sempre la storia delle città di Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis, provocandone la distruzione.
Numerose erano le ville d’otium che sorgevano nella città antica di Stabiae: tutte godevano di un’invidiabile posizione panoramica ed erano prevalentemente concepite come dimore residenziali, con ampi quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei meravigliosamente decorati. Il percorso espositivo che caratterizza questa fase storica prende avvio dalle gloriose ville edificate sul pianoro di Varano, di cui si presentano gli incredibili apparati decorativi (in particolare affreschi e sculture): da Villa San Marco alla Villa del Pastore, dal Secondo Complesso finoad arrivare a Villa Arianna. Una scelta accurata, quella di iniziare da Villa San Marco, motivata dalla sua contiguità con l’antico centro urbano di Stabiae.
Si prosegue la visita ammirando la Villa del Petraro (comune di Santa Maria la Carità),importante complesso che ha restituito decorazioni in stucco provenienti da lussuosi ambienti termali, e quella di Carmiano (comune di Gragnano), cuore dell’allestimento permanente.
Il museo offre inoltre una sezione dedicata al tema dell’alimentazione, facendo luce sulla convivialità, momento fondamentale della vita quotidiana, cheintroduce il visitatore all’esposizione del triclinio (sala da banchetto) di Carmiano: il tema del cibo, della sua preparazione e consumazione, è illustrato da vasellame da mensa in bronzo, terracotta e vetro, da vasellame da cucina ed anfore. Le sue pareti affrescate sono integralmente riproposte al centro della sala, con pitture a tema dionisiaco che richiamano la produzione del vino, attività principale svolta negli ambienti della parte rustica della residenza. Il magnifico carro in bronzo di Villa Arianna, in mostra per la prima volta con i suoi finimenti, viene utilizzato come pretesto per approfondire il tema dei lavori agricoli e le produzioni tipiche del territorio stabiano. Il ricco campionario di attrezzi restituito dalle ville – insieme ad anfore e larari da ambienti rustici – conclude il percorso di mostra con le attività produttive che rendevano prospere le ville dell’area stabiana e vesuviana in generale. Un interessante viaggio lungo i corridoi della Reggia nelle diverse epoche.
Uno scenario suggestivo che crea stupore nello spettatore, le sale espositive sono ricche di storia, piene di contenuti da narrare, un meraviglioso incontro tra il passato e il presente, l’antico e il nuovo, l’architettura e la natura. I colori delle ville accompagnano ritmicamente le sezioni della mostra, creando un percorso ad effetto trompe l’oeil ottenuto grazie al rivestimento a parete che replica lo scenario delle ville romane stabiesi.
Nel giorno della riapertura il Ministro Franceschini ha dichiarato: “Il nuovo Museo Archeologico di Castellammare di Stabia è un progetto inseguito da decenni da studiosi e appassionati che oggi finalmente si concretizza anche grazie all’accordo di valorizzazione della Reggia di Quisisana, firmato lo scorso anno tra il Comune di Castellamare e il Parco Archeologico di Pompei. Sono felice che dopo la rinascita del sito archeologico di Pompei e i successi del sito archeologico di Ercolano, anche la terza città sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C. riveda la luce nell’ex Antiquarium stabiano, così come desiderava il professore Libero D’Orsi, uomo di grande senso civico.” Si concede così ai cittadini di Castellamare di Stabia e ai turisti un nuovo spazio museale, carico di valori e di fondamentale importanza per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico campano: “un museo che integrerà l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con i siti visitabili di Villa San Marco e Villa Arianna.”