Furti d’arte fra propaganda politica e richieste di riscatto

di Elena Franchi

Alcuni furti d’arte presentano forti legami con la situazione politica del momento. È il caso, ad esempio, del Westfries Museum di Hoorn, vicino ad Amsterdam, in cui nella notte fra il 9 e il 10 gennaio 2005 vennero rubati 24 dipinti e 70 oggetti d’argento. Uno o più ladri si erano nascosti nel museo dopo la chiusura serale, momento critico per la sicurezza degli istituti culturali. Il sistema di allarme e i sensori di movimento erano stati disattivati. Per anni non si seppe più nulla delle opere rubate, fulcro della collezione dedicata all’età d’oro dell’Olanda, né degli oggetti, strettamente legati al territorio.

1. Una sala del Westfries Museum di Hoorn dopo il furto della notte fra il 9 e il 10 gennaio 2005.

Quasi 10 anni dopo, nel 2014, l’immagine di una delle tele rubate comparve online in un forum in russo in cui gli utenti si scambiavano informazioni sulle opere d’arte. Un utente aveva postato la foto a colori del dipinto Rebecca ed Eliezer di Jan Linsen, 1629, chiedendone il possibile valore. Ma di quel dipinto esistevano solo immagini in bianco e nero, di conseguenza la foto era stata scattata dopo il furto. Gli venne segnalato che si trattava di un dipinto rubato, e a questo punto l’utente, smascherato, scomparve dal forum.

2. Jan Linsen, Rebecca ed Eliezer, 1629, Westfries Museum, Hoorn.

Il direttore del museo, Ad Geerdink, dichiarò pubblicamente che qualcuno stava cercando di vendere i quadri sul mercato nero tramite internet. Nel luglio 2015, l’Ambasciata olandese a Kiev venne contattata da Borys Humeniuk, comandante del battaglione OUN, organizzazione di nazionalisti ucraini. Humeniuk dichiarò che un certo numero di tele provenienti dal museo olandese erano state ritrovate nell’Ucraina orientale, in una casa appartenente a un personaggio vicino al deposto presidente Viktor Janukovyč, politicamente vicino alla Russia. Humeniuk si offrì come mediatore per recuperare le opere, valutandole almeno 50 milioni di euro e aspettandosi come ricompensa il 10%, 5 milioni di euro.

La stampa internazionale si interessò al caso, sostenendo due versioni contrastanti: che gli oggetti erano in mano a nazionalisti ucraini o a personaggi filorussi. I quadri rubati diventarono così uno strumento di propaganda per opposte fazioni politiche, una filorussa, che accusava del furto i servizi segreti ucraini, e quella di Kiev, che addossava le responsabilità a squadre speciali russe.

Il museo olandese si affidò ad Arthur Brand, fondatore di Artiaz, un’agenzia privata di investigazione di Amsterdam specializzata in arte e antiquariato (https://www.arthurbrand.com/). La storia di Humeniuk non sembrava attendibile, ma Brand accettò di incontrarlo. Per avere una prova delle sue affermazioni gli chiese una foto dei dipinti. Gli venne inviata la foto delle Nozze contadine di Hendrick Bogaert con un quotidiano apposto sulla tela per provare la data dello scatto: a molti di noi potrà ricordare le immagini del rapimento di Aldo Moro, fotografato con in mano la copia di “Repubblica”.

3. La foto delle Nozze contadine di Hendrick Bogaert (1671-1675), inviata come prova della sua esistenza.

In realtà il valore delle opere era molto più basso di quello stimato, tanto più a causa delle cattive condizioni del dipinto e delle altre tele tagliate dalle loro cornici, e la ricompensa di Humeniuk, che agiva per ordini superiori, non poteva essere quella richiesta. Ulteriori indagini rivelarono che alle spalle di Humeniuk c’era il partito nazionalista ucraino Svoboda, e che i servizi segreti ucraini cercavano di ricavare dalle opere il maggior guadagno possibile, offrendole anche a collezionisti privati e altri compratori, compreso un gruppo criminale tedesco. Le informazioni vennero trasmesse alle autorità ucraine tramite l’Interpol. Il forte timore era che l’OUN, con contatti in Kazakhstan, Tajikistan e Afghanistan, potesse inviare le opere in quei paesi in cambio di armi.

Il Westfries Museum allestì un’intera sala a ricordo dei quadri rubati, con le cornici vuote appese alle pareti. Per aumentare la pressione sulle autorità ucraine, il direttore fece una conferenza stampa e un appello televisivo in inglese a chiunque in Ucraina fosse in possesso dei tesori rubati e a chi ne avesse qualche notizia. Non si trattava di opere da cui ricavare un lauto guadagno: “these pieces of art are part of our cultural heritage, our history, and they belong here”.

4. L’appello televisivo del direttore del museo, Ad Geerdink, per la restituzione delle opere.

Il 6 aprile 2016 l’Olanda, chiamata a esprimersi con un referendum, votò contro gli accordi fra l’Unione Europea e l’Ucraina. La speranza di recuperare rapidamente le opere sembrava svanire. Una settimana dopo, l’Ucraina annunciò il ritrovamento di 4 dipinti. In maggio venne recuperata un’altra tela, acquistata da un collezionista in buona fede e restituita al museo senza condizioni.

Le cinque opere recuperate erano molto danneggiate, soprattutto a causa dell’umidità. Il museo lanciò una campagna di crowfounding per finanziarne il restauro. Vennero raccolti 85.000 euro che, insieme ai 28.000 stanziati dal museo, permisero di restaurare le tele e di mettere da parte una somma per ulteriori restauri. Sul sito del museo sono ancora visibili alcuni video dei restauri (https://wfm.nl/restauratie-gestolen-kunst).

5. Le tele recuperate avevano subito vari danni, soprattutto a causa dell’umidità.

Nell’autunno del 2017 le tele restaurate furono esposte nella mostra Roofgoed, sui più rappresentativi furti d’arte in Olanda nel corso di 30 anni, allestita nello stesso museo. La mostra si proponeva di presentare il fenomeno dei furti d’arte sotto vari aspetti, dalle motivazioni dei ladri e dei rapinatori alle ripercussioni, materiali ed emotive, sulle vittime. Lo scopo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e diffondere una maggiore consapevolezza sul problema dei furti d’arte soprattutto fra i collezionisti, sottolineando la necessità di predisporre una documentazione adeguata delle opere possedute.

6. Il manifesto della mostra del Westfries Museum, Roof Goed.

Gli esempi proposti coprivano casi molto diversi: il furto in un archivio, scoperto solo dopo anni; la brutale rapina ai danni di una anziana signora; un oggetto d’argento riapparso 35 anni dopo il furto; l’azione di un ladro che voleva dimostrare le lacune nei sistemi di sicurezza; il furto ai danni di un artista olandese contemporaneo, Henk Helmantel, che era stato costretto a pagare un riscatto per recuperare le proprie opere.

Un filmato, Wrapped, proiettato nella mostra, e ora disponibile su internet (https://collectingstories.com/wrapped/), racconta alcune fasi del recupero delle opere in Ucraina da parte del direttore e di un restauratore, la burocrazia e le formalità da espletare in una situazione quasi surreale, il trasferimento delle opere nell’Ambasciata olandese a Kiev e, finalmente, il loro ritorno a casa con la folla in attesa davanti al museo, dopo 4320 giorni di assenza. Da allora, nessun altro oggetto del museo è stato recuperato. Come ricorda la conclusione del filmato, la ricerca delle 19 tele mancanti continua.

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