RAFFORZARE IL RAPPORTO TRA PUBBLICO E MUSEO: UN’ANALISI NEUROSCIENTIFICA POST PANDEMICA

di Alice Conti

La pandemia causata dal COVID-19 ha avuto un impatto significativo su molte sfere della nostra vita, e tra queste, il modo in cui ci siamo relazionati con i musei. Le restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus hanno portato alla chiusura temporanea di molti musei e hanno reso necessarie nuove strategie per coinvolgere il pubblico in modo sicuro. In questo contesto, le neuroscienze possono offrire preziose intuizioni su come rafforzare il rapporto tra il pubblico e i musei, consentendo un’esperienza più coinvolgente e significativa. Una delle principali modifiche è stata rappresentata dalla chiusura temporanea dei musei al fine di garantire la sicurezza dei visitatori e del personale. Tuttavia, quando le restrizioni sono state allentate, i musei hanno dovuto limitare il numero di visitatori ammessi contemporaneamente, al fine di mantenere il distanziamento sociale e creare un ambiente sicuro.

Per superare le limitazioni di accesso fisico, i musei hanno intensificato gli sforzi per offrire esperienze virtuali. Grazie a visite virtuali, tour interattivi, mostre online e contenuti digitali, il pubblico è stato in grado di esplorare le collezioni e partecipare a esperienze museali da remoto, comodamente dalle proprie case.

Parallelamente, i musei hanno implementato iniziative di coinvolgimento online per mantenere un legame attivo con il pubblico. Conferenze, dibattiti, incontri con artisti e workshop virtuali sono stati organizzati per consentire alle persone di interagire e dialogare direttamente con gli esperti del settore. Nonostante le sfide incontrate, il settore museale ha dimostrato una notevole resilienza e adattabilità. L’uso crescente della tecnologia e delle iniziative virtuali ha consentito ai musei di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, offrendo esperienze culturali significative sia in loco che online. In alcuni casi possiamo affermare che la difficile situazione ha portato ad una velocizzazione della digitalizzazione di alcuni enti museali. Le istituzioni museali hanno abbracciato le opportunità offerte dalla tecnologia per garantire l’accesso alla cultura e il coinvolgimento del pubblico, mantenendo vivo il dialogo tra l’arte e la società, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia.

Da qui il pensiero nasce spontaneo, se i musei sono riusciti a fronteggiare simili avversità e far nascere qualcosa di buono da queste, perché non cominciare a ragionare su come le neuroscienze potrebbero aiutare ed implementare il rapporto tra pubblico e musei? Le neuroscienze sono il campo di studio che si occupa del funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Questa disciplina può fornire preziose informazioni sulle modalità con cui le persone elaborano le informazioni, le emozioni e si impegnano in un’esperienza. Applicando le conoscenze delle neuroscienze al contesto museale, è possibile creare esperienze che catturino l’attenzione e stimolino una connessione più profonda con il pubblico.

Connettoma. Una cellula nervosa in un groviglio di assoni e dendriti. Google/Lichtman Laboratory.

Quando il pubblico intrattiene una relazione con i musei, si verificano diversi processi neuroscientifici che influenzano l’esperienza e il coinvolgimento dell’individuo.

Alcuni aspetti chiave in questo caso:

Attivazione delle reti neurali dell’attenzione

Durante la visita al museo, il cervello attiva le reti neurali coinvolte nell’attenzione selettiva. Ciò consente al pubblico di concentrarsi su specifici oggetti o aspetti delle esposizioni, filtrando le informazioni rilevanti e ignorando le distrazioni. Questa attivazione delle reti neurali dell’attenzione facilita la focalizzazione e l’assorbimento delle informazioni.

Coinvolgimento delle reti neurali dell’emotività ed empatia

L’interazione con opere d’arte o oggetti esposti nei musei può stimolare le reti neurali dell’emotività ed empatia. Queste regioni del cervello sono coinvolte nella risposta emotiva, nella comprensione delle emozioni degli altri e nella capacità di mettersi nei panni degli artisti o dei creatori delle opere. Ciò contribuisce a creare un legame emotivo e una connessione con l’arte e la cultura esplorate.

Attivazione delle reti neurali della memoria e dell’apprendimento

L’esperienza museale può attivare le reti neurali coinvolte nella memoria e nell’apprendimento. L’osservazione di opere d’arte, l’ascolto di narrazioni e l’interazione con esposizioni interattive possono favorire l’elaborazione delle informazioni e la formazione di nuove connessioni neurali. Ciò può potenziare la memoria a lungo termine e facilitare l’apprendimento esperienziale.

Attivazione delle reti neurali dell’estetica

L’esperienza estetica nel contesto museale può attivare le reti neurali coinvolte nella percezione del bello e nel piacere estetico. Queste reti neurali sono connesse alla regione prefrontale del cervello, coinvolta nella valutazione e nell’apprezzamento estetico. L’osservazione di opere d’arte stimolanti può innescare una risposta di piacere e soddisfazione, contribuendo al coinvolgimento e all’interesse del pubblico.

Coinvolgimento delle reti neurali della narrativa

I musei spesso raccontano storie attraverso esposizioni e mostre. L’ascolto di narrazioni coinvolgenti può attivare le reti neurali coinvolte nella comprensione e nell’elaborazione delle storie. Ciò facilita l’immersione narrativa e l’assorbimento delle informazioni presentate, rendendo l’esperienza più coinvolgente e memorabile.

Questi processi neuroscientifici sottolineano come il coinvolgimento con i musei possa stimolare diverse regioni del cervello, influenzando l’attenzione, l’emotività, la memoria, l’apprendimento e l’apprezzamento estetico. Tale coinvolgimento può arricchire l’esperienza individuale, offrendo stimoli cognitivi ed emotivi che contribuiscono alla crescita personale e alla connessione con l’arte e la cultura.

Attraverso l’uso di dispositivi indossabili, come i sensori di attività e i dispositivi di tracciamento occhi, è possibile monitorare l’attenzione e l’interesse di un individuo durante la visita al museo. Queste informazioni possono essere utilizzate per creare percorsi personalizzati, suggerendo al pubblico le opere o le aree del museo che potrebbero essere di maggior interesse per loro, basandosi sulle loro reazioni e preferenze individuali.

Le neuroscienze possono guidare lo sviluppo di narrazioni coinvolgenti che catturano l’attenzione del pubblico e stimolano una risposta emotiva. L’analisi delle emozioni e delle reazioni neurali può aiutare i musei a identificare quali elementi narrativi e linguistici siano più efficaci nel coinvolgere il pubblico e creare un’esperienza memorabile. L’approccio delle neuroscienze può includere l’utilizzo di metodologie sperimentali per testare diverse strategie e misurare l’impatto sul pubblico. Attraverso la sperimentazione iterativa, i musei possono affinare le loro proposte, adattando e migliorando costantemente l’esperienza museale in base ai risultati e al feedback raccolto.  In ultimo, ma non per importanza, Le neuroscienze possono guidare l’utilizzo di tecnologie immersive come la realtà virtuale e aumentata nei musei. Queste tecnologie possono creare esperienze coinvolgenti e interattive, che coinvolgono diversi sensi e stimolano la partecipazione attiva del pubblico. Lo sviluppo di VR, RA implementato con le neuroscienze può andare incontro alle difficoltà di pubblico con disabilità per garantire una fruizione più integrata possibile.

L’uso di tali tecnologie può aumentare l’interesse e la profonda applicazione, consentendo al pubblico di vivere un’esperienza museale unica e memorabile. Pensiamo a Carne y Arena di Alejandro Inàrritu a Fondazione Prada nel 2017.

Carne y Arena di Alejandro Inàrritu a Fondazione Prada nel 2017.

Inárritu ci fa sentire le paure degli uomini in fuga, ci rende uomini in fuga. Ci fa sentire il loro dolore, la loro disperazione e questo crea in noi empatia verso quegli uomini e donne che ci sembravano così diversi, ma ci mette nella dimensione sensoriale per poterlo sperimentare. Ci fa essere spettatori dentro una realtà che ci fa immedesimare completamente nell’opera. D’altronde, il museo non è questo? Non è un luogo che insegna, che fa crescere, sperimentare e spesso espone mostre ed esibizioni che affrontano temi complessi e controversi? Questi spazi diventano arene in cui si sfidano e si intrecciano diverse interpretazioni e punti di vista su questioni storiche, sociali e politiche. Attraverso l’esposizione a narrazioni multiple, il pubblico è stimolato a sviluppare un pensiero critico, a mettere in discussione le proprie convinzioni e ad aprirsi al dialogo interculturale. I musei diventano così un crocevia di conoscenza, arricchendo la comprensione e promuovendo la diversità di prospettive. I musei fungono da custodi della memoria collettiva, preservando e presentando oggetti e reperti che testimoniano eventi storici, culture passate e patrimoni culturali. Questi luoghi incantati consentono al pubblico di connettersi con il passato, interrogandosi sulle proprie radici e sulla costruzione della propria identità individuale e collettiva. I musei offrono uno specchio riflettente della nostra storia, invitandoci a riflettere sulle eredità culturali che ci definiscono come individui e come società.

Le neuroscienze ci possono aiutare a fare in modo che questo rapporto diventi più solido e conscio.

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