Il patrimonio culturale ucraino: considerazioni dopo tre anni di guerra

di Annamaria Carlotta Ragazzi

Da oltre tre anni imperversa senza sosta il conflitto tra Russia ed Ucraina, frutto di tensioni che affondano le radici negli avvenimenti del 2014, ma certamente anche nello scenario post-sovietico. In questo teatro di guerra, anche il patrimonio culturale ucraino è divenuto bersaglio e vittima, facendo sì che nel 2023 ben tre siti siano stati inseriti nella Lista UNESCO del Patrimonio Mondiale in Pericolo: la Cattedrale di Santa Sofia, con i relativi edifici monastici, insieme al Monastero delle Grotte a Kiev e i centri storici di Leopoli e di Odessa[1]. Tutti luoghi colpiti dai bombardamenti, come nel drammatico caso della Cattedrale della Trasfigurazione di Odessa (Fig.1)[2]. E proprio al giugno 2025 è datato il primo danneggiamento della facciata orientale di Santa Sofia, causato da un attacco di droni contro la capitale[3].

Figura 1 L’interno devastato della Cattedrale di Odessa

Il Giornale dell’Arte

Secondo i dati diffusi dall’UNESCO, nell’aprile 2025 erano 476 i siti culturali danneggiati[4]. L’agenzia ha inoltre stimato che il settore culturale e turistico abbia perso, fino ad ora, oltre 29 miliardi di dollari in termini di entrate e che i danni, specialmente ai beni culturali, ammontino a circa 4,11 miliardi di dollari[5].

Sin dal principio dell’invasione, infatti, sono stati colpiti numerosi luoghi di culto e istituzioni culturali. Il Museo di Storia Locale di Ivankiv è andato in fiamme, probabilmente con opere della rinomata Maria Prymachenko (1909 – 1997), mentre al Museo d’Arte Arkhyp Kuindzhi, a Mariupol, i dipinti sono finiti tra le macerie dell’edificio colpito da un bombardamento (Fig.2)[6]. Anche numerosi edifici del complesso monastico di Svjatohirsk hanno risentito degli attacchi sul territorio o sono stati definitivamente rasi al suolo[7].

Figura 2 Il Museo d’Arte Arkhyp Kuindzhi dopo l’attacco

https://www.village.com.ua/village/culture/museum-at-wartime/325877-muzey-kuyinzhi

I danni non si limitano alle distruzioni, accidentali o mirate che siano: in molte aree occupate, infatti, sono state documentate razzie sistematiche di opere d’arte, spesso trasferite in Crimea; e proprio al fine di arginare tale pratica, è intervenuto The Art Loss Register per catalogare gli oggetti dispersi e combattere il traffico illecito[8]. Emblematico il caso del Museo di Belle Arti di Kherson, svuotato da funzionari russi durante la ritirata[9]. Una perdita imputabile anche ai collaborazionisti locali e alle riluttanze nel mettere in atto i piani di evacuazione delle istituzioni[10]. Dai musei di Mariupol sono stati sottratti più di 2.000 oggetti, tra cui rotoli della Torah e un Vangelo ottocentesco stampato a Venezia per i Greci della città[11]. Tra le opere trafugate spiccano anche gli oggetti d’oro degli Sciti del Museo di Storia Locale di Melitopol: un furto giustificato con il fatto che i suddetti manufatti sarebbero di valore per l’intera ex Unione Sovietica[12]. Queste spoliazioni, infatti, sono spesso accompagnate da controverse motivazioni: ad ottobre 2022 Putin ha dichiarato la legge marziale nelle zone occupate in Ucraina, facendo sì che i soldati russi potessero saccheggiare le opere al fine di garantirne la ‘conservazione’, una sorta di tentativo di legalizzare i furti d’arte[13].

In questo scenario drammatico, tuttavia, proprio la pratica di scavare trincee ad Odessa ha determinato inaspettate scoperte archeologiche: i militari ucraini hanno dissotterrato delle anfore antiche risalenti circa al IV-V secolo d.C., subito trasferite al Museo Archeologico della città (Fig.3)[14].

Figura 3 Le anfore trovate scavando una trincea ad Odessa

126° Difesa Territoriale Ucraina

Questo è solo un esempio di come militari e civili si siano da subito impegnati per salvaguardare quanto possibile, costituendo, ad esempio, un’unità delle forze armate specializzata nella protezione del patrimonio culturale ai sensi dell’articolo 7 della Convenzione dell’Aja del 1954[15]. Tra i casi virtuosi si può citare il Museum Crisis Center che, tramite il sostegno della Commissione europea e dell’associazione MitOst, si pone l’obiettivo di aiutare il personale culturale e trasferire le opere di piccoli musei e villaggi[16]. Oltre che per la messa in sicurezza dei musei, si è poi lavorato per proteggere con sacchi di sabbia e involucri molti monumenti e sculture, come ha fatto la comunità locale di Leopoli (Fig.4)[17].

Figura 4 Sistema di protezione della statua di Nettuno, Leopoli

UNESCO / Alexandre Larcan

Iniziativa degna di nota è Backup Ukraine di Polycam, in partnership con Virtue di VICE Media Group, Blue Shield Denmark e la Commissione Nazionale Danese dell’UNESCO, che permette di scannerizzare oggetti e monumenti trasformandoli in modelli 3D che saranno per sempre archiviati e protetti online[18]. Qualsiasi tipologia di catalogazione di beni è, infatti, una forma di resistenza. A questo proposito va menzionata SUCHO (Saving Ukrainian Cultural Heritage Online), un progetto nato per preservare il patrimonio culturale ucraino digitalizzato, fornendo, inoltre, equipaggiamento per la digitalizzazione alle istituzioni[19].

Anche tra le principali organizzazioni internazionali si registrano sforzi significativi. L’UNESCO, in collaborazione con il United Nations Institute for Training and Research, ha monitorato sin dall’inizio della guerra i siti culturali prioritari attraverso immagini satellitari[20]. Inoltre, grazie ad una raccolta fondi milionaria ha avviato interventi di restauro e prevenzione, finanziato progetti artistici nel Paese e gestito attività di sensibilizzazione contro il traffico illecito[21]. L’ICOM ha pubblicato l’Emergency Red List of Cultural Objects at Risk, un elenco di beni culturali ucraini a rischio[22]. Il World Monuments Fund, invece, è intervenuto con l’Ukraine Heritage Response Fund, dando vita ad una serie di iniziative come la fornitura di estintori alle tserkvas, le chiese in legno, e il supporto per lo svernamento di siti abbandonati[23]. Infine, l’ICCROM si è impegnato a formare gli operatori culturali per affrontare il primo soccorso dei beni in tempi di crisi[24].

Tutti questi interventi si inseriscono in un quadro condiviso di collaborazione internazionale volto a garantire la continuità dell’identità storica e artistica di ogni paese. Un aspetto tutelato dalla Convenzione per la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato del 1954, ratificata da Ucraina e Russia, insieme al suo Primo Protocollo, nel 1957. Tali strumenti normativi impongono il rispetto del patrimonio culturale degli Stati Contraenti, a patto che non sia militarmente necessario e inevitabile. Solo l’Ucraina, invece, ha aderito al Secondo Protocollo, permettendo a 25 dei suoi beni di essere sottoposti provvisoriamente ad un sistema di protezione rafforzata[25].

Sebbene gli atti commessi dall’esercito russo sembrino violare questi documenti, non è possibile affermare con certezza che tutti i danni ai musei, ai monumenti o ai luoghi di culto siano sempre intenzionali, ma potrebbero trattarsi di un drammatico effetto collaterale dei reciproci attacchi. Ciò non toglie che gli Stati firmatari debbano agire con cautela nelle zone culturalmente significative e prepararsi alla salvaguardia dei beni in tempo di pace. Ogni caso è a sé, ovviamente, ma quello della distruzione del Museo Skovoroda, lontano da zone militarmente rilevanti, sembra dimostrare una ferma volontà di annientamento identitario, tanto più se associato alla propaganda russa che rinnega la sovranità ucraina e alla riforma educativa e linguistica messa in campo nelle aree occupate[26]. Sono attacchi di questo genere che hanno portato ad identificare nella tattica di Putin una decisa intenzione di negare la cultura e la nazione ucraina, privandola di memoria storica e tratti distintivi[27]. Certamente, questo ultimo accenno al contesto politico, giuridico ed ideologico che sottende l’invasione russa necessita di approfondimento in una sede più adeguata e pertinente. Tuttavia, esso sottolinea l’attenzione che si deve prestare ai pericoli che corre il patrimonio culturale ucraino, in un’ottica sia di prevenzione sia di ricostruzione al termine del conflitto.


[1] List of World Heritage in Danger. Disponibile all’indirizzo: https://whc.unesco.org/en/danger-list/. (Consultato il 6/6/2025).

[2] F. Bandarin (2023). Odessa sotto attacco. Il Giornale dell’Arte. Disponibile all’indirizzo: https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Odessa-sotto-attacco. (Consultato il 19/6/2025).

[3 S. Kishkovsky (2025). Preoccupazione dell’Unesco per la Cattedrale di Santa Sofia a Kyiv. Il Giornale dell’Arte. Disponibile all’indirizzo: https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Preoccupazione-dellUnesco-per-la-Cattedrale-di-Santa-Sofia-a-Kyiv. (Consultato il 23/6/2025).

[4] https://www.unesco.org/en/articles/damaged-cultural-sites-ukraine-verified-unesco#:~:text=As%20of%2027%20November%202024,archive%20and%202%20archaeological%20sites. (Consultato il 7/6/2025).

[5] UNESCO (2025). Rebuilding the foundations of peace: UNESCO’s Action in Ukraine, p.10. Disponibile in formato pdf su Internet all’indirizzo: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000384454. (Consultato il 7/6/2025).

[6] Ucraina, distrutto il Museo di Storia Locale di Ivankiv: è la prima vittima culturale nota (2022). Finestre sull’arte. Disponibile all’indirizzo: https://www.finestresullarte.info/attualita/ucraina-distrutto-guerra-museo-storia-locale-ivankiv. (Consultato il 20/6/2025); https://ui.org.ua/en/postcard/art-museum-of-kuindzhi/. (Consultato il 24/6/2025).

[7] https://ui.org.ua/en/postcard/sviatohirsk-lavra-of-the-holy-dormition/. (Consultato il 22/6/2025). https://ui.org.ua/en/postcard/all-saints-skete-of-sviatohirsk-lavra/. (Consultato il 22/6/2025).

[8] L. Montagnoli (2023). La razzia russa delle opere d’arte in Ucraina. Mai così grave dalla Seconda Guerra Mondiale. Artribune. Disponibile all’indirizzo: https://www.artribune.com/dal-mondo/2023/02/razzia-opere-arte-ucraina-russia-guerra/. (Consultato il 9/6/2025).

[9] F. Farrell (2022). Empty Kherson art museum in despair after entire collection stolen by Russia. The Kyiv Indipendent. Disponibile all’indirizzo: https://kyivindependent.com/empty-kherson-art-museum-in-despair-after-entire-collection-stolen-by-russia/. (Consultato il 9/6/2025).

[10] Ibidem.

[11] S. Kishkovsky (2022). Russian forces reportedly stole valuable art from museums in Melitopol and Mariupol. The Art Newspapaer. Disponibile all’indirizzo: https://www.theartnewspaper.com/2022/05/02/russian-forces-reportedly-steal-art-museums-melitopol-mariupol. (Consultato il 10/6/2025); Invaders steal over 2.000 exhibits from Mariupol museums (2022). Ukrinform. Disponibile all’indirizzo: https://www.ukrinform.net/rubric-society/3469803-invaders-steal-over-2000-exhibits-from-mariupol-museums.html. (Consultato il 23/6/2025).

[12] J. Gettleman e O. Chubko (2022). Ukraine says Russia looted ancient gold artifacts from a museum. The New York Times. Disponibile all’indirizzo: https://www.nytimes.com/2022/04/30/world/europe/ukraine-scythia-gold-museum-russia.html. (Consultato l’11/6/2025).

[13] K. Akinsha (2022). Vladimir Putin’s martial law decree has given Russian forces ‘legal’ cover to loot art in Ukraine. The Art Newspapaer. Disponibile all’indirizzo: https://www.theartnewspaper.com/2022/10/28/vladimir-putin-martial-law-ukraine-looting. (Consultato il 14/6/2025)

[14] J. Recker (2022). Ukrainian Soldiers Uncover Fourth-Century Urns While Digging Defense Trenches. Smithsonian Magazine. Disponibile all’indirizzo: https://www.smithsonianmag.com/smart-news/ukrainian-soldiers-discover-ancient-amphorae-urns-while-digging-defense-trenches-180980098/. (Consultato il 14/6/2025).

[15] A. Kovalenko (2024). Ukrainian Armed Forces set up cultural heritage protection unit – Ukraine’s General Staff. Ukrainska Pravda. Disponibile all’indirizzo: https://www.pravda.com.ua/eng/news/2024/12/21/7490150/?utm_source=chatgpt.com. (Consultato il 12/6/2025); Cultural heritage protection unit set up in Ukraine’s Armed Forces (2024). Ukrinform. Disponibile all’indirizzo: https://www.ukrinform.net/rubric-defense/3940644-cultural-heritage-protection-unit-set-up-in-ukraines-armed-forces.html. (Consultato il 22/6/2025).

[16] S. Braun (2022). Ukraine rushes to save cultural heritage. Deutsche Welle. Disponibile all’indirizzo: https://www.dw.com/en/ukraine-rushes-to-save-cultural-heritage- from-destruction/a-61158291. (Consultato il 12/6/2025).

[17] https://isc.lviv.ua/en/spadshchyna-v-chasi-vijny/. (Consultato il 12/6/2025).

[18] https://poly.cam/ukraine. (Consultato il 12/6/2025).

[19] http://www.sucho.org. (Consultato il 12/6/2025).

[20] https://www.unesco.org/en/articles/endangered-heritage-ukraine-unesco-reinforces-protective-measures#:~:text=The%20Organization%20is%20in%20contact,avoid%20deliberate%20or%20accidental%20damages(Consultato il 13/6/2025).

[21] UNESCO, op. cit, pp. 10-12.

[22] Su questo tema vedi Red List of Cultural Objects at risk – Ukraine. Disponibile in formato pdf su Internet all’indirizzo: https://icom.museum/en/ressource/emergency-red-list-ukraine/. (Consultato il 13/6/2025).

[23] https://www.wmf.org/programs/ukraine-heritage-response-fund. (Consultato il 13/6/2025).

[24] https://www.iccrom.org/projects/capacity-development-ukraine. (Consultato il 22/6/2025).

[25] Su questo tema vedi International List of Cultural Property Under Enhanced Protection. Disponibile in formato pdf su Internet all’indirizzo: https://www.unesco.org/sites/default/files/medias/fichiers/2024/05/Enhanced-Protection-List-2023_Eng.pdf?hub=415. (Consultato il 13/6/2025).

[26] D. Azarov, D. Koval, G. Nuridzhanian,V. Venher (2023). Understanding Russia’s Actions in Ukraine as the Crime of Genocide. Journal of International Criminal Justice, 21, 2: pp. 233-264. Disponibile all’indirizzo: https://academic.oup.com/jicj/article/21/2/233/7197410#417187268. (Consultato il 23/6/2025).

[27] Ibidem.