Categorie
Pellegrino '60

Pellegrino ’60

I luoghi raccontati da Cesare Brandi in “Pellegrino di Puglia” diventano oggetto di confronto tra ieri e oggi: attraverso la mappa interattiva qui sotto possiamo spostarci da una città all’altra, come fece Brandi sessanta/uno anni fa.

I testi che seguono sono il frutto di un tirocinio sui generis, che ha impegnato gli allievi di due corsi di laurea dell’Università del Salento. Tra la primavera e l’estate del 2020, il blog della SISCA ha dato vita a Pandemic Resistence Museums, un progetto dedicato al monitoraggio delle attività che i musei hanno messo in opera durante la chiusura imposta dalla pandemia, nel quale erano  coinvolti docenti e allievi di alcune università, tra queste quelli dell’Università del Salento. Poco più di un anno fa, uscendo dal lungo periodo di confinamento, gli istituti di cultura erano ancora difficilmente accessibili. Non sapendo come far svolgere ai ragazzi del corso di Storia dell’Arte le attività di tirocinio, perché musei e soprintendenze non potevano ospitarli, li abbiamo spinti a una ricognizione territoriale, proponendo loro di ripercorrere, in parole e immagini, i luoghi di un museo diffuso, l’itinerario di Pellegrino di Puglia di Cesare Brandi, a sessant’anni dalla sua pubblicazione. 

Pellegrino di Puglia è un classico della letteratura di viaggio. Non valse a Brandi un premio letterario, ma è indubbiamente uno tra i suoi libri più riusciti, forse anche per la scelta particolarmente indovinata del titolo. Non sorprende che sia anche tra quelli più letti. Nella fortuna editoriale, Pellegrino risulta secondo solo a Viaggio nella Grecia Antica (1954), che diede forma a una vena singolarmente felice dell’autore, inaugurando la serie dei suoi molti resoconti di viaggio: Città del Deserto (1958), Pellegrino di Puglia (1960), Verde Nilo (1963), Martina Franca (1968), A passo duomo (1970), Budda sorride (1973), Persia mirabile (1978), Diario cinese (1982).  

Non è un caso che l’opera abbia conosciuto una decina di edizioni – l’ultima delle quali (2011) è tuttora in libreria – da sola o con l’altro testo di argomento pugliese che le è vicinissimo per spirito e cronologia: la piccola monografia su Martina Franca che appare appena qualche anno più tardi, nel 1968, riprendendo il filo di uno dei capitoli del Pellegrino. Ristampata due volte in forme editoriali diverse a cura dello stesso Brandi, Pellegrino di Puglia è uno straordinario esempio di una scrittura sospesa tra esperienza dei luoghi e trasfigurazione letteraria. Nell’arco della sua lunga fortuna l’opera ha visto mutare, e infine venire meno, uno degli elementi di maggior fascino, la raffinata selezione di immagini che ne accompagnò l’apparizione – nel giugno del 1960 – e la prima riedizione, curata dallo stesso Brandi nel 1977: due diversi reportage, affidati a distanza di poco meno di vent’anni a due fotografi, Angelo Ambrosini ed Enzo Crea, ma progettati con grande cura dallo stesso Brandi. 

Before Image After Image

Auspici il sessantenario della prima edizione e i molti paralleli evocati con la rinascita italiana del secondo dopoguerra, è venuto naturale l’invito a  rileggere il Pellegrino e a ‘rivedere’ la Puglia di Brandi, fissata da quelle riprese in bianco e nero. Da questo esperimento è scaturito un reportage di grande interesse al quale hanno lavorato, in tempi diversi, e con esiti non banali soprattutto sul piano visivo, cinque autori: Federica Lacaita, Valentina Langellotti, Giacomo Perrone, Francesco Rolli, Mauro Stano.  

Scorrendole, ci si accorge che le immagini più distanti dal corpus fotografico originale non sono forse quelle dei monumenti, ma quelle del paesaggio. Sarebbe un buon elemento di riflessione per i ragionamenti di queste settimane sul Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, e sui rischi che l’allentamento dei vincoli sulle aree protette può produrre nel fragile equilibrio tra ambiente naturale e costruito che caratterizza da secoli l’Italia. 

Sotto questo profilo la Puglia offre più di uno spunto. Ripercorrendone le aree interne, il tavoliere o la Valle d’Itria è difficile non essere colpiti dalla visione delle pale eoliche che rischiano di guastarne irrimediabilmente l’orizzonte. Prima che sia tardi torniamo a Brandi e alla sua lettura, limpidissima, del rapporto che lega una civiltà artistica alla luce e allo spazio naturale nel quale la presenza umana imprime una traccia. 

Lucinia Speciale
Università del Salento

2 risposte su “Pellegrino ’60”

Un’idea che somma storia, arte, storiografia, letteratura e multimedialità in un prodotto gradevole e formalmente elegante. Complimenti

Grande Brandi! Grazie amica mia, Alia Englen, per avermi segnalato anche il progetto di Resistenza Museale attraverso e in collaborazione con Università del Salento! Sono felice che qualche museo e qualche Università Resistano 0e non si accodino alla lezione e pretesa di Resilienza

I commenti sono chiusi